STORIA DELLE CLARISSE
Il monastero delle
clarisse di Altamura.
Il suo atto di nascita era fissato da un certo Antonio Cobuzio (Magnificus dominus jacobutio o De Cubutiis) con testamento rogato nel 1519 che istituiva erede universale di tutti i suoi beni immobili, l’erigendo Monastero per le Monache di S. Chiara dell’Osservanza di S. Francesco, accanto alla chiesina omonima, già ivi esistente. Con la presenza dei Frati Minori (Conventuali) in Altamura, sin dal 1470 era sorto, quasi in prossimità del convento di S. Antonio, il predetto Monastero delle Clarisse del Perpetuo Soccorso, dotato di estesi beni immobili, sino a raggiungere una grandezza “economica” per cui erano dette nella toponomastica locale: le Monache Grandi.
L’archivio del Monastero possiede qualche volume ed alcuni fascicoli di carte sciolte di notevole interesse, da cui, e non altrimenti, si è potuto conoscere che l’esecuzione testamentaria, a favore dell’eringendo Monastero di S. Chiara, da quel lontano1519, fu presa a cuore esclusivamente dal Consiglio cittadino nel 1664, perché un altro Monastero di pie vergini fosse eretto in Altamura, oltre a quelle delle Clarisse del perpetuo soccorso.
Il 16 Marzo 1680 Mons. Cavalieri chiedeva alla S. Sede l’erezione canonica del Monastero. Altro tempo intercorso doveva passare per giungere al 1682, quando due Clarisse del grande Monastero del Perpetuo soccorso, Sr. Battista Costantini e Sr. Brigida Viti, seguite da 17 novizie coriste e due converse, il 15 Novembre facevano il solenne ingresso nel nuovo Monastero.
Con le due fondatrici si conoscono i nominativi delle altre Monache, alcune erano di nobile casato, come: Miglionico, Cagnazzi, de Cutolo, de Calia, de Mastromarino, de Notarijs, de Sabinis. Ben presto la nuova istituzione si occupò anche della educazione e formazione delle fanciulle, che sarà ritenuta un’attività beneficamente sociale e compatibile con il rigore della disciplina claustrale. Queste ed altre benemerenze, specialmente nella confezione delle vesti liturgiche e nella difficile arte del ricamo, resero notissimo il nuovo centro di intensa vita attiva e contemplativa in tutti i tempi, dentro e fuori la feconda e operosa regione pugliese.
E’ noto che il motto benedettino “Ora et labora:”Prega e lavora”, sia divenuto il binomio delle Claustrali dei diversi ordini dell’occidente, così come considerate nell’ottica del loro fondatore S, Francesco d’Assisi, il quale concepiva il lavoro come una grazia del Signore con queste Sue parole: “Quei frati, ai quali il Signore ha dato la grazia di lavorare, lavorino fedelmente e devotamente”, contenute nella regola minoritica al capitolo sul lavoro. Tale capitolo sul lavoro e l’identica frase non poteva mancare nella regola di S. Chiara. Il pane andava guadagnato con il lavoro onesto. La comunità di Altamura, almeno da quanto si apprende dalla cronaca e da quanto hanno tramandato le Suore Anziane, in particolar modo la benemerita Madre M. Francesca Manicone, ha avuto sempre la grazia di lavorare in varie attività. Prima, fra queste, fu quella del ricamo in oro e seta, prevalentemente per arredi sacri, lavoro che le Monache eseguivano dietro commissione.
Poi ci fu il tempo della produzione delle OSTIE SACRE e della confezione dei DOLCI DI MANDORLA, storia ed esperienze tramandate fino ai giorni nostri.
Infatti il Monastero ha ereditato, inoltre, dalle anziane, ma specie dalla particolare premura di Sr. M. Francesca Manicone, la confezione di dolci. Il lavoro di pasticceria s’è ampliato, ha una sua attrezzatura di macchine nuove, di braccia robuste, di mani oranti e lavoranti, cha aiutano con scatti redditizi a mantenere il Monastero ed i suoi tanti urgenti bisogni. Anche ad Altamura giungono orazioni al cielo, implorazioni continue, preghiere incessanti, perchè quel Monastero è una fucina incessante di preghiera e di lavoro.
L’anima contemplativa trova le ragioni della propria offerta anche nell’umile e necessario lavoro di cucina.
E’ un cuor solo e un’anima sola e nessuna di loro dice propria qualunque cosa. Tutto, invece, è posseduto in comune. Questo miracolo è frutto di voti: Povertà, Castità, Obbedienza, Clausura.
Da quelle grate viene un monito al mondo, giunge ad ognuno una salutare lezione. Dobbiamo capire che noi siamo dei semplici amministratori di beni di dio.
Non si pensi però che esse siano tanto separate da mondo da diventare inaccessibili. Possono essere chiamate alle grate, per ottenere da loro una preghiera, un conforto, una luce, un consiglio. Possono filtrare nel Monastero le lettere coi loro misteriosi e confortanti risvolti.